| il malinconico tim
Sweeney Todd: il diabolico barbiere di Fleet Street
di Tim Burton
Usa, 2007
Produzione Tim Burton
1h35
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Tre tonalità di colore, tre mondi diversi, tre aspetti diversi di uno stesso racconto: un aspetto fiabesco, dai colori vivi e i toni sognanti, un aspetto tragico e crudele, dai colori freddi con scoppi di rosso violento, un aspetto di quasi realtà.
Questi tre registri non sono tutti egualmente presenti nel film di Tim Burton: il primo è solo l'antefatto del secondo, che occupa la quasi totalità del film. Il terzo un rapido passaggio che dà però una chiave di lettura cinica al diabolico mondo del regista americano.
A differenza di altri suoi film in cui l'aria grottesca e orrida dei suoi personaggi finiva per rivelare un'ironia leggera e gioiosa nei confronti del mondo buonista, in Sweeney Todd non c'è spazio per alcun ribaltamento della crudelta e dell'orrore: il sangue che sgorga a fiumi e che solo colora lo schermo non significa altro che morte e desolazione. Il mondo tragico in cui si muove il diabolico barbiere è frutto di una crudeltà e di un'insensatezza che sono nate in seguito alla distruzione del colorato mondo fiabesco: dopo tale distruzione un ritorno alla gioia è impossibile. La telecamera ha perduto i suoi colori, tutto è desaturato e l'unico scoppio di luce è quello dei rivoli di sangue.
E allora quel terzo momento, che potrebbe costituire una speranza di salvezza, non è altro che l'accettazione di una realtà sordida e priva di poesia. Il flashback è felice, il presente è tragico, il flashforward che rappresenterebbe la speranza di ritorno alla felicità, non è altro che mediocre accettazione del reale. E viene per questo rifiutato dal protagonista che dimostra in questo modo il suo lato di personaggio "positivo", di eroe.
Nel raccontarci questo dramma la telecamera di Tim Burton si muove con una grazia stupefaciente. Il regista riesce a calibrare le sue inquadrature come nei suoi stop motion. A volte ci si domanda se anche Jonny Depp, la cui prestazione è davvero notevole, altro non sia che un pupazzo dai movimenti perfetti perché totalmente artificiali, organizzati 24 volte al secondo.
marcello vitali rosati
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