Potrebbe sembrare a qualcuno che Le Grand Alibi pecchi di manierismo. Ma l'ultimo film di Pascal Bonitzer è un inno cinefilo sobrio, colto, leggero, e per niente erudito, al cinema di Hitchcock e di Renoir. Tratta da un romanzo di Agatha Christie, la storia è un pretesto per un film in cui la meccanica del crimine non ha alcun peso: tutto l'interesse del regista si concentra sulle dinamiche dei rapporti tra i personaggi, sulle complesse dinamiche che ironicamente intrecciano desiderio, conformismo, fobia... E il cast necessario per un gioco costruito allo stesso tempo sullo spessore psicologico e sull'archetipicità dei personaggi è interamente presente: il gioco di specchi e specchi avviene tra una Valeria Bruni Tedeschi che si reinventa in modo straordinario, un Pierre Arditi e un Lambert Wilson che fanno tesoro della teatralità sperimentata con Resnais, una Anne Consigny finalmente riapparsa sugli schermi. maria guidone |
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