| la classe: palma d'oro
Entre les murs
di Laurent Cantet
Francia, 2008
Produzione Les Films du Fleuve & Archipel 35
1h42
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Entre les murs è un film che sa trovare il perfetto, miracoloso equilibrio tra pedagogia, sociologia e psicologia per tradurlo in puro cinema. Puro cinema, che esclude qualsiasi intrusione ideologica, chiuso tra i muri di una stanza in cui succede in poche ore cio' che fuori ha bisogno di tempi e spazi dilatati e diluiti.
E' di tempo che si tratta, in uno spazio chiuso come una bomba a orologeria costruito sul sentimento ancora vivo nello spettatore fatto nascere dall'indimenticabile Elephant di Gus Van Sant. Cento cinquanta ore di girato, con tre videocamere HD, una sul professore e due sugli studenti, per raggiungere la naturalezza del tempo reale. Costruzione teatrale per una recitazione realista, al limite della non recitazione: i professori e gli studenti non sono attori, neanche il protagonista. Ogni elemento lavora alla realtà del visibile, alla parità del grado di realtà del visibile: sembra questa la finalità di Cantet. Nessuna immagine è più importante delle altre, non c'è nessuna simbologia, nessuna retorica: ogni sguardo ha lo stesso peso, ogni evento conta quanto tutti gli altri, tutti si somigliano, i colori delle felpe sono gli stessi dei poster attaccati alle pareti.
Il tempo del laboratorio sembra servire ad assottigliare il punto di vista, a rendere impossibile una lettura univoca, a evitare il giudizio, ad aspirare all'utopica neutralità assoluta necessaria ad un esperimento. Neutralità concreta, fatta di umanità, che allontana la tipica astrazione dei film sull'educazione; la sensazione che Cantet da grande cineasta sa trasmettere in queso film è che è impossibile filmare la scuola: sulle due ore di pellicola c'è semplicemente una scuola. Una scuola parigina, del 20esimo arrondissent, con tutti i problemi di mixité sociale propri di quella reltà sociale. C'è qualcosa di platonico in tutto questo gioco tra particolare e universale: il protagonista si batte utilizzando la maieutica socratica, ossessivamente, fino alla stanchezza sfinita della discussione, fino al fallimento (?) della recitazione della circolazione del potere. Il potere è davvero nelle mani dei ragazzi, nelle mani del mondo esterno. Dal quale pero' come un miracolo, anarchicamente, arriva La Repubblica di Platone.
maria guidone
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