| la graine et le mulet
Cous cous
di Abdel Kechiche
Francia, 2007
Produzione Claude Berri
2h31
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Equilibrio, compostezza, rigore e intensità. Un grande film che ha vinto la sua sfida, senza cadere nel rischio dell'autocompiacimento. Rischio che si intravede ad ogni dilatazione inverosimile di una scena e che viene abilmente evitato attraverso uno sfinimento temporale che vede nell'esasperazione il principio centrale di un lavoro che gioca tra cinema popolare e cinema d'autore: divertito tradimento da sitcom, cinema sociale impegnato, cinema marsigliese, favola à la Capra che subito lascia il posto alla satira...
Cous cous è retto da una struttura dualista: è un misto di velocità e lentezza, grazia narrativa dei passaggi da una scena all'altra, da una sequenza all'altra, e pesantezza e ossessività interne ad ogni scena. Il dualismo di tale struttura porta al paradosso di un film veloce composto da scene lunghe e lente. Il titolo originale La graine et le mule dichiara espliciamente questo principio, poiché non indica semplicemente gli ingredienti del cous cous --la semola e il cefalo--: "la graine" è la ragazza, è l'avvenire, è la speranza, e "le mulet" è il protagonista, un mulo, è la sterilità dell'abnegazione, l'inutilità coraggiosa di un lavoro monotono e sprecato, di tutta una vita. Fino alla morte.
Doppio registro del finale: happy end con danza del ventre, atmosfera da festa, colore, rapidità e molteplicità dei movimenti di macchina, soffocamento e pienezza di un caldo ambiente interno, leggerezza da film popolare e, allo stesso tempo, inquadrature fisse di esterni, astrazione dello spazio delle banlieu, assenza o geometrizzazione delle figure umane e minaccia, pericolo di una corsa à bout de souffle. L'unità non à che nell'intervallo del passaggio, del solo secondo in cui le due famiglie sembrano potersi riappacificare, nell'attimo in cui solo si puo' credere all'idealismo del progetto del ristorante. Ma poi il tempo passa.
maria guidone
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