| le religioni non hanno mai salvato il mondo
Cento chiodi
di Ermanno Olmi
ITALIA, 2007
Produzione Cinemaundici, RAI cinema
1h32
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Il testamento cinematografico di Ermanno Olmi si colora di
problematicità, leggermente stemperata dalla consueta “mitizzazione” delle classi umili e dal messaggio
ecologico vagamente “antimodernista”.
Meno curato e meno tragico dello splendido Mestiere delle armi,
viziato da una fotografia “televisiva” che tanto nuoce al cinema
italiano (ma Olmi generalmente era esente da questo difetto), il film ha
comunque la capacità di incidere, come i chiodi che suggellano la scelta
del protagonista, novello Cristo, docente di filosofia delle religioni
all’Università, che ha consacrato la vita allo studio: non la sua carne,
ma i libri sono vittima sacrificale di questa ridiscesa di Cristo sulla
terra, e quindi in ultima istanza il “Libro”, la scrittura della
Rivelazione.
La sceneggiatura del prologo e di alcuni dialoghi hanno un vago sapore
bergmaniano; la parte centrale, con la fuga presso una comunità rurale
del Po, ripropone accenni e figure care a Olmi, con alcuni momenti
felliniani (le moto sulla spiaggia rimandano al finale di Roma, a
sottolineare lì come qui la volgarità rumorosa dei tempi moderni).
Iconograficamente e tematicamente il film può ricordare da un lato
Viridiana di Bunuel, dall’altro Au Hasard Balthasar di Bresson. A Olmi
manca la cura della veste formale, l’espressività dell’ inquadratura, e
in definitiva è carente proprio l’immagine in quanto tale; inoltre
rispetto a Bunuel e Bresson, pur così diversi tra loro, questo film non
riesce a turbare con una rappresentazione icastica desolante dell’animo
umano. Tuttavia il nucleo tematico principale, la dialettica
cultura-vita, è condotto fino alle estreme conseguenze, e l’autore non
offre vie di scampo: la vita, pur con le sue problematiche vince sul
libro, cui non è concessa neanche la consolazione di fungere da
dilettevole rifugio.
L’iconografia dell’Ultima cena è aggiornata, come in Bunuel: ma se in
Viridiana l’aderenza al modello (Leonardo) era dissacrata dalla ferocia
iconica e psicologica dei “commensali”, in Olmi la pacata bonomia del
popolo che si addensa intorno a Cristo -appena accennati i moti di
malizia in questi personaggi- è resa meno efficace da una messinscena
scialba e da un taglio di inquadrature anonime.
Resta comunque un film intenso, originale nel panorama italiano, che
alla fine lascia abbastanza inquieti; e riserva un finale splendido con
una vana attesa del ritorno di Cristo...
beppe pascale
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