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dalla fantasia all'autopsia

Actrices
di Valeria Bruni Tedeschi
Francia, 2007
Produzione Fidélité Films
1h47

Valeria Bruni Tedeschi torna alla regia con un'altra autobiografia. Piuttosto un'autopsia, come hanno scritto i Cahiers du cinéma. Perché tutto cio' che in E' più facile per un cammello la regista faceva rientrare negli universi infantili del sogno ad occhi aperti o dei cartoni animati o dell'immaginario da carosello, ora ha preso corpo, si è incarnato, e si è intriso di un senso di morte che nel precedente film rimaneva confinato nella leggerezza dei tagli di montaggio. Ora Parigi non è più la scintillante tour Eiffel, ma l'acqua livida della Senna. L'infanzia non è più la magia incoerente della negazione del reale, ma il pannolino sporco di un neonato. La grazia della circolarità, la freschezza della molteplicità dei registri, la dinamicità di una recitazione modulata e costantemente in variazione lasciano qui il posto ad un senso di morte, di fine, di chiusura delle possibilità, di invariabilità che si fanno via via troppo invasive, difficili da gestire, impossibili da dominare.
E allora tutto si carica, i corpi diventano troppo pesanti, la soggettività non lascia il posto a nien'altro. E a dare il colpo finale c'è uno strato ulteriore, quello dell'immaginario da teatro: personaggi nei personaggi, dialettica realà-finzione, misoginia... Questo ennesimo livello è come un velo, una lente, attraverso cui Actrices somiglia a Opening night di Cassavetes e Valeria Bruni Tedeschi si dipinge come novella Gena Rowlands.

Valeria vuole dei corpi e non della psicologia, ma qui i corpi sono più profondi e pericolosi della psicologia. Più banali, più pesanti, più monolitici, più deliranti. Mancano i freni, manca il ritorno del reale, mancano i colori e l'ironia che strutturavano il precedente lavoro. Eppure la delusione non è totale: questo film è solo una tappa e lascia allo spettatore la voglia di seguire ancora i movimenti di questo maliconico e feroce clown femminile, di vederlo tornare a danzare, a ridere e a piangere allo stesso tempo e nello stesso luogo.

maria guidone