lo scandalo mancato

Shortbus
di John Cameron Mitchell
Stati Uniti, 2006
Produzione: Gertler, Perell, Mitchell
1h42m

Edonismo ? Dimostrazione compiaciuta ? Ritratto fedele ? Rivelazione apocalittica? Desiderio di scandalizzare o piuttosto irresistibile voglia di piacere?
Tutti questi interrogativi scorrono nella mente del povero spettatore che, dopo quindici minuti di film, ha già capito di essere stato ingannato: dalla locandina, dal trailer, dal nome del regista. Shortbus vuole ingannare infatti: è un film facile, compiaciuto, adolescenziale, banale, superficiale e irritante, che vuole apparire radicale, illuminante, elettrizzante, innovativo e coraggioso. John Cameron Mitchell desidera un pubblico ingenuo, che non sa cos’è il sesso e che aspetta da lui un insegnamento. E questo pubblico –se esiste- lo apprezzerà, lo riterrà simpatico, diretto, libero e divertente. Ma non sarà pubblico, perché quello di John Cameron Mitchell non è cinema. Manca un’interpretazione cinematografica, manca un discorso filmico, manca una personalità, manca una qualsiasi forma di complessità. Qual è l’ambizione di Shortbus? Mostrare il sesso? Non intellettualizzarlo? Distruggere la teoria attraverso la pratica? Evitare la pornografia attraverso la giocosità, la leggerezza, la mancanza di un punto di vista, la stupidità totale? Fortunatamente Catherine Breillat, Pascale Ferran, Chantal Akerman… ci hanno abituati a tutt’altro: la domanda sulla rappresentazione del corpo può anche divertire, ma in modo un po’ più intelligente…
Questo film, invece, segue maniacalmente la ricerca disperata di una sessuologa che non ha mai avuto un orgasmo, si diverte davanti alle normalissime crisi di una coppia omosessuale, sembra illuminarsi davanti all’ovvio narcisismo, cupo e inquieto, di uno dei due… Shortbus ride e si diverte da matti, con uno spreco di energia enorme, come un bambino, davanti alla libido e ai problemi o alle libertà dei suoi personaggi: solitudine, sesso di gruppo, depressione post coitum, dubbi, insicurezze, complessi… Ma cosa ha scoperto Jhon Cameron Mitchell? Vorremmo divertirci anche noi, ma non capiamo! Di che si tratta? Nostalgia per l’utopia degli anni ’70?
E infatti i discorsi nostalgici non mancano nella sceneggiatura, e sembrano proporre l’eredità della contro-cultura come l’unica possibilità dell’emancipazione del presente. Ma in questo modo al cuore del film si inserisce una forte contraddizione: rifiuto del mondo attuale e tentativo di conquistarlo, nostalgia del passato e volontà di imporsi con facilità sul presente. Ma per cambiare il mondo, o il cinema, non basta aderirvi incondizionatamente.
E soprattutto… che non si parli più di “scandalo”!

maria guidone